Lutto e Perdita

Solitamente quando usiamo la parola LUTTO tutti pensiamo alla perdita di una persona cara. In realtà ci troviamo di fronte ad un lutto ogni volta che viviamo una situazione che implichi un “mai più” e che esponga la persona a cambiamenti o perdite. Eventi come la perdita del lavoro, la fine di una relazione di coppia attraverso una separazione o un divorzio, la perdita di una gravidanza, una grave perdita economica, il pensionamento, il trasferimento dalla propria città possono favorire l’insorgere di reazioni psicologiche, comportamentali, sociali e fisiche tipiche del lutto.

Quanto tempo occorre perché un lutto sia elaborato?

Dipende da come la persona lo affronta.

Durante questo processo la persona esce dal legame che aveva con la persone morta, si riorganizza e stabilisce un nuovo legame, che non sarà più in presenza ma “nel cuore”.

Ogni lutto è caratterizzato da un processo di elaborazione con diverse fasi, strettamente connesse tra loro e di durata variabile. Non esiste un tempo uguale per tutti.

Fisiologicamente il processo di elaborazione di un lutto richiede un tempo di almeno 12- 15 mesi, assolutamente variabile in base a tanti fattori: il rapporto che c’era con la persona cara, le circostanze in cui la morte è avvenuta, le risorse di cui dispone la persona dolente, la rete di supporto su cui possa contare, le conseguenze secondarie del lutto (esempio necessità di lasciare la propria casa per ridimensionare il proprio stile di vita).

Dopo due anni dall’evento luttuoso spesso c’è un nuovo picco del dolore. E’ normale poi che questo si ripresenti in circostanze particolari, magari quando si ascolta una canzone, un profumo, o in occasione di anniversari, ricorrenze o durante i periodi di vacanza.

In generale le fasi del processo di elaborazione del lutto sono le seguenti:

STORDIMENTO, NEGAZIONE: è la fase dello shock e dell’incredulità, in cui si fa fatica a credere che la persona sia davvero morta. Il dolore e la rabbia sono troppo grandi e questa ne è una difesa. Può durare da alcuni minuti ad alcuni mesi .

ANGOSCIA: la morte della persona cara viene realizzata, c’è il duro incontro con la realtà. La rabbia di questa fase rappresenta un tentativo energico di prendere contatto con la persona che è mancata

DISORGANIZZAZIONE E APATIA: la presa di contatto con la realtà della perdita genera disperazione e apatia.. In questa fase compaiono isolamento, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, mancanza di appetito. E’ lo stadio più lungo nel processo di rielaborazione del dolore. E’ un passaggio necessario per trovare la spinta verso la riorganizzazione

RIORGANIZZAZIONE: la persona scopre gradualmente che può vivere anche senza la persona defunta e comincia a riorganizzarsi. Il dolore lascia gradualmente spazio alla voglia di fare cose belle e che diano piacere, alla voglia di raccontare e di ricordare i momenti felici

Quando può essere necessario chiedere l’aiuto di uno specialista?

Sicuramente quando la persona dolente rimane “bloccata” in una delle prime due fasi e non riesce quindi ad accedere ai ricordi positivi e agli aspetti più importanti della vita trascorsa con chi non c’è più, ma anche durante il fisiologico processo di elaborazione, per favorirlo e rimuovere eventuali difficoltà che possano ostacolarne lo svolgimento.

“…ma ricordati, ovunque io sia, io continuerò a stare anche qui, e vedrò e saprò quello che farai. Ascolta, è semplice. Il tuo braccio è amico del tuo cervello, giusto? A te sembra che non si dicano mai nulla, ma non è vero, sono amici. Se il tuo braccio si ammala e te lo tagliano, tu continui ad esserci lo stesso. La vita è uguale. Non esiste il non esistere, è per questo che si può sempre sperare nel meglio anche quando il meglio sembra non arrivare. Il mio tempo è nel tuo, Ceuzinha, e il tuo in quello dei tuoi figli che continuerà ad essere anche il mio”

Romana Petri, Ovunque io sia

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